La premessa (spoiler: articolo senza risposte)
Un amico mi ha consigliato un video su Youtube. Fin qui niente di anomalo. Come spesso accade lascio il suggerimento scritto in una nota e passo oltre. Poi mi capita di partecipare ad una discussione con altri professionisti della scena musicale italiana che ha come tema “la divulgazione musicale”. Partecipo e sento dire molte cose, e ricordo che in un paio di occasioni salta fuori una questione che potremmo riassumere con il Capolavoro musicale. Alcune cose le ascolto con ammirazione per l’iniziativa e l’audacia, e tutto soddisfatto vado a dormire.
Ad un certo punto mi ricordo che quel video consigliatomi aveva un tema simile a quello della discussione appena conclusa, e così vado a ripescarlo deciso a entrare nelle questioni con maggiore consapevolezza. Scopro con orrore che il video dura 7h e 58m, e sono le 23.58. Non serve che dica altro.
Allora decido di guardare i commenti con il risultato che non ne trovo praticamente nessuno e che quelli che trovo (al momento in cui scrivo siamo a 4 commenti) sono polarizzati su due figure: Quirino Principe e Franco Fabbri.
Il video è di fatto la giornata di studio tenutasi martedì 25 settembre 2018 al Teatro alla Scala con tema “La critica e la divulgazione musicale in Italia “La critica e la divulgazione musicale in Italia“: giornata organizzata dall’Associazione nazionale critici musicali, dalla Società italiana di musicologia e dll’Istituto italiano per la Storia della musica. Insomma una cosa leggera per prepararsi a dormire.
Dunque mi accingo a vedere i 2 interventi che infiammano la sezione commenti di youtube consapevole di rischiare di non vederne finire neanche uno.
E invece non è andata così…
Due prospettive sulla critica e la divulgazione musicale in Italia
I due personaggi, sembrano agli antipodi e per brevità riporto una sintesi dei punti di vista salienti (non in ordine).
QP – siamo all’imbarbarimento di ogni aspetto della vita umana – la musicologia delle 10 composizioni che fanno palpitare il cuore – la classe dirigente italiana e l’orizzonte musicale in cui vivono (apparentemente imbarazzante) – Bob Dylan è un personaggio ripugnante – il musicologo non esiste come professione – il panorama antropologico occidentale e la islamizzazione che porta all’autocensura – esiste musica degna (il capolavoro) e la musica irrilevante – il critico musicale non deve conoscere la musica altrimenti la inquina (cit Marco Molendini). Ovviamente su quest’ultimo punto QP è in totale disaccordo, ma la questione viene sollevata in questi termini.
FF – La categoria del capolavoro deve essere abolita per tutte le musiche – I valori dell’arte sono il risultato di un’attribuzione sociale (l’arte non ha valore in sé) – Se wikipedia dice che un pezzo è un capolavoro, allora siamo tutti tranquilli – Come il ‘700 abbia inventato le categorie di musica classica, autore e musica popolare (folk) – Il perenne ritardo delle istituzioni sulla tecnologia – Quanto sono diversi un giornale e un blog? – C’è differenza tra divulgazione ed educazione? – La cosa più facile per un blogger è compilare classifiche di gradimento – Quanto sono nuovi i nuovi media? E l’uso che se ne fa è nuovo o è nuovo solo il mezzo?- Gli algoritmi basati sul MIR sono dirompenti per la didattica e la catalogazione della musica, infatti Shazam sta studiando un software per isolare le componenti di un brano – Il problema giuridico dell’uso legale a fini didattici della musica.
Conclusioni? No.
Ogni questione sollevata potrebbe richiedere un dibattito. Volevo mettere sul tavolo alcuni temi che possono interessare i musicisti che si occupano del mondo in cui vivono e avviare un dibattito per chi lo vorrà qui sotto nei commenti.